Rinegoziazione

Termine utilizzato per indicare la richiesta della Governo della Gran Bretagna di rivedere, dopo la propria adesione (v.) alla Comunità, avvenuta ad opera del Governo conservatore di Edward Health nel 1973, i termini della sua partecipazione all’Europa comunitaria.
La rinegoziazione fu condotta dal leader dei laburisti Harold Wilson nel corso del 1974, su richiesta della maggioranza dei membri del suo partito e dei sindacati e verteva, tra l’altro, su questioni relative ai contributi del Regno Unito al bilancio comunitario (v.), alla riforma della politica agricola comunitaria (v. PAC), all’unione economica e monetaria (v. UEM), all’istituzione di una tariffa doganale comune (v. TDC).
Sebbene il governo laburista non avesse precisato nel dettaglio le proprie richieste, esso aveva affermato che, in caso di accordo politico sulle nuove condizioni di partecipazione inglese alla Comunità, si sarebbe proceduto ad un referendum (v.) popolare per confermare l’adesione.
Fu durante il vertice di Dublino dell’11-12 marzo 1975 che furono discussi i termini della rinegoziazione della Gran Bretagna, anche se fu raggiunto un compromesso (cd. meccanismo correttore) solo in materia di bilancio (v. Contributori netti) e sulle importazioni dalla Nuova Zelanda.
I risultati del vertice, seppur minimi, furono sufficienti perché Wilson, che in realtà non aveva mai personalmente ritenuto necessaria una nuova discussione sulla partecipazione della Gran Bretagna alla Comunità, invitasse il popolo inglese a votare al referendum nel senso del mantenimento di tale partecipazione.
Sebbene il meccanismo correttore definito a Dublino si è rivelato, nel corso degli anni, insoddisfacente, la rinegoziazione inglese dimostrò la volontà e la necessità di un mantenimento della Gran Bretagna nell’Europa integrata.

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