Costo risultante dal rapporto fra il costo totale (v.) e la quantità prodotta.
In simboli:
@
La curva del costo medio presenta un caratteristico andamento a U (v. Curva a U) o a «L», poiché il costo medio è dapprima decrescente, quindi costante e poi crescente.
La sua iniziale discesa è dovuta al fatto che il costo totale comprende anche le spese fisse rimaste immutate (impianti); esse si ripartiscono su un sempre maggiore numero di prodotto cagionando una diminuzione del costo medio.
La successiva crescita del costo medio consegue all’aumento ulteriore del volume di produzione.
Se, infatti, si continua ad incrementare l’impiego di mano d’opera e di materie prime con un impianto la cui capacità è rimasta immutata, si oltrepassa l’ottima proporzione tra impianto da un lato, e fattori produttivi, dall’altro. Ulteriori dosi di lavoro e materie prime, perciò, determinerebbero una perdita di efficienza produttiva e quindi l’aumento del costo medio. Graficamente:
Vedi figura.
Costi medi e costi marginali
Il costo medio totale (CMT) è pari al costo totale (CT) diviso per la produzione totale (PT). Poiché il costo totale (CT) è dato dalla somma dei costi fissi totali (CFT) e dei costi variabili totali (CVT), possiamo allora scomporre il costo medio totale e calcolare i costi medi fissi (CMF) ed i costi medi variabili (CMV):
@
costo medio = costo medio + costo medio
totale fisso variabile
CMT = CMF + CMV
Il costo marginale (CMg) ci informa su come varia il costo totale in seguito all’aumento di una unità di produzione. In simboli:
@
@
Dal momento che quando varia la produzione variano solo i costi per i fattori produttivi variabili, nella determinazione dei costi marginali non entrano i costi fissi. L’aumento di output non comporta un aggravio dei costi fissi ma solo un aumento dei costi totali dovuti al maggior impiego di fattore variabile.
La tabella e la figura seguenti presentano i valori e le curve di costo medio e marginale di una ipotetica impresa (può essere utile confrontare questi dati con quelli riportati nell’esempio relativo alla voce Costo variabile).
Osservando questi dati, possiamo rilevare che:
— i costi medi fissi (CMF) hanno un peso via via minore al crescere della produzione; sono molto alti quando la produzione è bassa e tendono a zero al crescere dell’output;
— le funzioni di costo medio totale (CMT), di costo medio variabile (CMV) e di costo marginale (CMg) hanno una forma ad «U»: diminuiscono al crescere della produzione, raggiungono un punto minimo oltre il quale iniziano a crescere;
— i costi marginali diminuiscono e poi aumentano più in fretta rispetto ai costi medi;
— la distanza tra le funzioni di CMT e di CMV è data dai costi medi fissi (CMF): per bassi livelli produttivi questa distanza è elevata (perché l’incidenza dei CMF è elevata) mentre diventa sempre più piccola al crescere della produzione;
— la funzione di costo marginale (CMg) interseca le curve dei costi medi, totali e variabili, in un punto in cui tali funzioni sono al loro livello minimo.
Vedi tabella.
Vedi grafico.
La forma ad «U» delle curve è una conseguenza delle leggi dei rendimenti decrescenti (v.).
I fattori produttivi impiegati nella produzione, infatti, devono essere remunerati: l’impresa deve cioè sostenere dei costi, in parte fissi e in parte legati all’utilizzo del fattore variabile. È, dunque, ovvio che l’andamento delle funzioni di costo medio e marginale non può che riflettere l’andamento delle funzioni di produttività. In particolare:
— quando la produttività (media e marginale) è crescente, i costi (medi e marginali) sono decrescenti;
— quando la produttività (media e marginale) raggiunge il suo livello massimo, i costi (medi e marginali) sono minimi;
— quando la produttività (media e marginale) è decrescente, i costi (medi e marginali) sono crescenti.