Disciplina che ha per oggetto l’analisi, la sistemazione, la valutazione e la rappresentazione in termini quantitativi del risultato dell’attività economica di un Paese, in un dato arco di tempo.
Il ricorso alla redazione di conti economici nazionali secondo le moderne tecniche di analisi, basata sulla regola della partita doppia, è un fatto relativamente recente. Soltanto nel primo dopoguerra, infatti, con la diffusione delle dottrine macroeconomiche di J.M. Keynes (v.), che sottolineavano l’importanza della determinazione del reddito nazionale, furono adottati dai maggiori paesi industrializzati schemi di contabilità nazionale che fossero in grado di fornire dati statistici elementari, destinati all’illustrazione dell’andamento economico nazionale.
L’Italia dispone di statistiche relative alla contabilità nazionale a partire dagli anni ’50; più di recente, sono stati elaborati da vari organismi internazionali dei modelli uniformi per la redazione delle principali tabelle relative alla contabilità nazionale che, oltre a rendere omogenei gli standard di redazione di tali schemi, permettono facili e rapidi confronti tra i conti economici di diverse nazioni. Il più importante di tali modelli è il SEC (v.), o Sistema europeo dei conti economici integrati che è stato adottato dai paesi che fanno parte della CE (v.) e, quindi, anche dall’Italia.
La grandezza più importante nella redazione dei conti economici nazionali della contabilità nazionale è costituita dal PIL (v.) che può essere definito come il flusso dei beni e servizi prodotti da una nazione nell’arco di tempo considerato (in genere un anno).
Dalla definizione del PIL è possibile ricavare altre due grandezze che ad esso sono strettamente collegate:
— il PNL (v.) (Prodotto Nazionale Lordo) che è una grandezza riferita all’attività svolta da tutti i soggetti residenti di un paese, sia che operino in patria che all’estero. Il PIL, invece, misura soltanto l’attività di quei soggetti economici che operano sul territorio nazionale, siano essi residenti o meno;
— il PNN (v.) (Prodotto Nazionale Netto) che si differenzia dal PNL poiché non tiene conto degli ammortamenti (v.) e delle manutenzioni necessarie per mantenere efficienti i capitali fissi (macchinari).
L’adeguamento del nostro paese al Sistema europeo dei conti economici integrati ha fatto sì che nel bilancio nazionale fossero inclusi anche alcuni conti che analizzano il sistema economico nel suo complesso o per singoli settori; tali conti sono strettamente correlati tra loro. I conti economici redatti annualmente dall’ISTAT sono: il conto economico delle risorse e degli impieghi (v.), il conto della distribuzione del prodotto lordo (v.), il conto del reddito (v.), il conto di utilizzazione del reddito (v.) e il conto della formazione del capitale (v.).
Un problema importante nella valutazione del prodotto nazionale è dato dalla non omogeneità dei prodotti presi in considerazione, per cui il tutto deve essere ricondotto ad un’unica unità di misurazione generalmente data dal valore monetario dell’aggregato considerato; in tal modo, le grandezze saranno direttamente comparabili sia tra loro che con i valori di una serie storica.
I prezzi di determinati aggregati possono essere costanti o correnti; nel primo caso i prezzi non sono espressi secondo il loro reale valore attuale ma sono rapportati ai prezzi di un anno che costituisce la base per le valutazioni successive.
Questo processo è reso necessario per eliminare gli scompensi dovuti all’azione dell’inflazione (v.) tra un anno solare e l’altro e, quindi, per permettere un confronto tra le grandezze reali nel tempo. Le rilevazioni a prezzi correnti sono riferite ai prezzi attuali delle merci prodotte e non permettono dei raffronti con anni precedenti se non in presenza di un tasso di inflazione nullo e senza considerare le importazioni e le esportazioni.