Circuito economico (Economic)

Rappresentazione dei flussi dei prodotti, dei redditi o dei capitali che si stabiliscono in un sistema economico tra i diversi soggetti che vi operano.
L’analisi del sistema economico (v.) in termini di flusso è un concetto che si contrappone a quello di un’analisi economica in termini di stock e di prezzi (v. Equilibrio economico). Mentre quest’ultimo tipo di analisi è caratteristica, infatti, di un approccio microeconomico, l’approccio utilizzato nell’analisi dei flussi è tipicamente macroeconomico e tende a dimostrare l’interdipendenza tra le diverse variabili del sistema economico.
I primi esempi di tale tipo di approccio sono rappresentati dalle interdipendenze delineate dall’economista francese F. Quesnay (v.) nel suo Tableau Economique, opera in cui veniva presentato un modello di circuito economico dove si ponevano in relazione i flussi di prodotti tra la classe dei produttori, la classe dei proprietari e la classe sterile (v. Fisiocratici). Un altro modello di circuito economico sarà in seguito elaborato da K. Marx (v.) attraverso gli schemi di riproduzione semplice e allargata.
Una moderna analisi della tematica parte dalla constazione che in un sistema economico sono presenti cinque categorie di soggetti:
— le famiglie, che cedono la loro capacità produttiva alle imprese in cambio di un corrispettivo e a loro volta acquistano (e consumano) i beni prodotti dalle imprese;
— le imprese, che impegnano i fattori produttivi a scopo di lucro;
— lo Stato, che interviene nel sistema economico attraverso la spesa pubblica ed il prelievo fiscale;
— gli intermediari finanziari (ed in particolare le banche) che, attraverso la raccolta di risparmio e la cessione di crediti, costituiscono un indispensabile tramite per il funzionamento del sistema economico;
— il resto del mondo che, attraverso la domanda di beni e servizi prodotti sul territorio nazionale e l’offerta di quelli prodotti all’estero, influenza il sistema economico.
Le relazioni che si stabiliscono tra questi soggetti economici danno luogo, appunto, al circuito economico. In prima approssimazione possiamo rappresentare i legami che intercorrono tra le famiglie e le imprese nel seguente modo:

Vedi figura

Come si vede dalla figura le imprese producono una certa quantità di beni e servizi; tuttavia, per poter ottenere tale produzione, è necessario impiegare alcuni fattori produttivi (ed in particolare lavoro) che dovranno essere retribuiti. Il reddito percepito dalle famiglie sarà consumato per acquistare i beni prodotti dalle varie imprese. Il circuito che si stabilisce nel sistema economico è quindi dato dalla produzione che genera redditi, i quali saranno spesi per acquistare i beni e i servizi in precedenza prodotti; attraverso la vendita dei propri prodotti l’impresa disporrà dei mezzi finanziari necessari per poter ricominciare un nuovo ciclo produttivo.
Da quanto detto risulta evidente come in un circuito economico la produzione, la spesa ed il reddito costituiscano tre possibili configurazioni del medesimo problema. La produzione dell’impresa, infatti, sarà acquistata (produzione = spesa); ciò che le famiglie potranno acquistare sarà pari al reddito percepito (spesa = reddito) mentre il reddito percepito sarà pari al contributo fornito alla produzione di beni e servizi (reddito = produzione).
Le imprese e le famiglie non sono, tuttavia, gli unici soggetti che operano in un sistema economico. La presenza di altri operatori implica che in esso non tutto il reddito speso dalle famiglie giunge alle imprese e, viceversa, non tutte le entrate di queste ultime sono distribuite sotto forma di reddito alle famiglie.
In particolare costituiscono perdite del circuito economico:
— i risparmi (S). Le famiglie, infatti, non spendono tutto il loro reddito disponibile; soltanto una parte di questo sarà destinato ai consumi (secondo una percentuale che può variare da famiglia a famiglia) mentre il resto sarà risparmiato.
Il risparmio sarà probabilmente depositato presso istituti di credito (v. Banca) al fine di poter ottenere una certa remunerazione. Ivi confluiscono anche i risparmi delle imprese rappresentati da una quota dei profitti che non viene distribuita agli azionisti sotto forma di dividendi;
— le imposte (T). Queste vengono pagate sia dalle famiglie che dalle imprese e possono essere definite come una forma di risparmio forzato, ovvero imposto dallo Stato. Alle imposte dirette sulle persone fisiche e giuridiche (IRPEF, IRPEG ecc.) vanno anche aggiunte le imposte indirette (IVA ecc.) che sono invece prelevate dallo Stato all’atto dell’acquisto dei prodotti;
— le importazioni (M). Non tutto quello che viene consumato è prodotto all’interno del paese, così come non tutte le risorse utilizzate dalle imprese sono totalmente prodotte sul territorio nazionale; in altre parole, vi sarà una quota del reddito nazionale che si indirizzerà verso Stati esteri e che sarà utilizzata per remunerare i produttori esteri fornitori dei prodotti importati.
A loro volta le immissioni nel circuito economico sono rappresentate da:
— investimenti (I), ovvero tutte quelle spese sostenute dalle imprese e finanziate attraverso il ricorso ai crediti concessi dalle banche (e dagli intermediari finanziari in genere). Anche le spese delle famiglie, finanziate da prestiti bancari, costituiscono delle immissioni nel circuito economico;
— la spesa pubblica (G), vale a dire tutte le risorse che la pubblica amministrazione utilizza nello svolgimento dei propri compiti. Le spese pubbliche possono assumere la forma di spese dirette (esecuzione di lavori pubblici, acquisto di beni per servizi pubblici ecc.) o indirette (incentivi alle imprese, sussidi alle famiglie ecc.);
— le esportazioni (E), che sono rappresentate da tutte le merci e i servizi che un paese vende all’estero.

Vedi figura.

La moneta che affluirà all’interno del paese in seguito a tale vendita costituirà un’ulteriore immissione nel circuito.
La condizione di equilibrio nel sistema descritto è rappresentata dall’uguaglianza tra le entrate e le uscite e cioè:

I + G + E = S + T + M

In questa situazione le immissioni e le perdite si eguagliano per cui il sistema economico risulterà sempre in equilibrio.
Se, invece, consideriamo un sistema economico in cui non vi siano scambi con l’estero (o con bilancia dei pagamenti in pareggio), la condizione di equilibrio sarà data da:

I + G = S + T

mentre se supponiamo che lo Stato persegua una politica di bilancio in pareggio (o se, per assurdo, si volesse ipotizzare un sistema economico privo di spesa pubblica e di imposte) la condizione di equilibrio sarà data da:

S = I

Cliometria

Dal greco clio (musa della storia) e metrìa (misurazione), consiste nell’applicazione di metodi statistici ed econometrici alla ricerca storica. Suo elemento tipico è l’analisi controfattuale, per mezzo della quale, posto un determinato evento storico, se ne valutano le conseguenze ipotizzando un evento alternativo. Un esempio di tale tipo di approccio è fornito dagli studi del premio Nobel R.W. Fogel (v.) sull’economia statunitense del XIX secolo. Ponendo a confronto gli effetti dello sviluppo della rete ferroviaria con quelli derivanti dalla costruzione di un ipotetico sistema di canali navigabili, Fogel è giunto alla conclusione che il reddito nazionale dell’epoca sarebbe stato solo marginalmente più basso.

Coefficiente di correlazione lineare (Linear correlation coefficient)

Introdotto da Bravais e Pearson, è un indice che misura la relazione lineare esistente tra due caratteri (v.) quantitativi rilevati sulle unità statistiche (v.). È espresso dal rapporto tra la covarianza (v.) tra le due variabili (v.) considerate X e Y ed il prodotto dei rispettivi scarti quadratici medi (v.):

@

In generale, più il valore assoluto di r si avvicina ad 1 tanto più forte è il legame lineare tra X e Y.
Esso presenta le seguenti caratteristiche:
i) -1 £ r £ +1;
ii) se r = 0 significa che non vi è relazione di tipo lineare tra i due caratteri. Si noti che l’indipendenza (v.) tra due variabili implica correlazione nulla (r = 0), ma non è vero il viceversa.
iii) se r = ± 1 significa che esiste un legame lineare perfetto di tipo concorde (r = 1), o discorde (r = -1).

Collusione (Collusion)

Forma di accordo tra diverse imprese volto alla realizzazione di un obiettivo comune e alla soppressione di ogni elemento che sia di ostacolo alla realizzazione di quello (come, ad esempio, la concorrenza sui prezzi tra le imprese che fanno parte dell’accordo).
La collusione può essere sia espressa che tacita: nel primo caso essa assume la forma di un accordo (scritto od orale) tra le imprese di un determinato settore o tra paesi produttori di un medesimo bene (v. OPEC), mentre nel secondo è la semplice osservanza di consuetudini e regole di comportamento implicitamente accettate da tutti i produttori.