I sanitari precari (medici, infermieri) scrivono al presidente della repubblica.

Domenico CIRASOLE
PRESIDENTE COMITATO S.p.A.
-Sanitari precari Altamurani-

Gent.mo e stim.mo
Sig. Presidente della Repubblica
GIORGIO NAPOLITANO
Palazzo del Quirinale
00187 – ROMA
Fax 06.46993125

Oggetto: Appello a difesa del diritto alla stabilità lavorativa dei professionisti sanitari precari.

Altamura, 23 dicembre 2010

Mi permetto di disturbarLa con questa lettera, signor Presidente, poiché so che è impossibile poter parlare con Lei direttamente al Quirinale.
Pertanto Le invio, signor Presidente, il presente scritto, attraverso il quale voglio innanzitutto esprimerLe la mia umile e grata riconoscenza per il suo mandato, condotto con estrema terzietà, al fine ultimo di garantire l’unità del nostro paese.
Io Le scrivo, da semplice e umile cittadino, sapendo di non avere nessuna autorità come anche di non avere quasi nessuna dimestichezza con questioni legate alla politica.
Io mi rivolgo umilmente e direttamente a Lei, prima di tutto come libero cittadino dello Stato Italiano, e poi anche come credente in Dio, per chiederLe se Lei può intervenire per difendere il diritto alla stabilità, dei professionisti sanitari precari.
Lei, sicuramente può invitare le Camere (art. 87.Cost) a invertire nuovamente la rotta sui diritti dei LAVORATORI.
A mio avviso, signor Presidente, gli avvenimenti degli ultimi periodi devono fare riflettere la classe politica, le istituzioni e le forze sociali, sul distacco e disappunto del popolo italiano.
L’assenza di un confronto pacato costringe a forme di manifestazioni non comprensibili.
La crisi economica internazionale, causata da speculazione finanziaria, normativa stranamente permissiva, poco vigilante e quasi mai sanzionatoria, obbliga gli stati ad un’ulteriore cambiamento di rotta.
Già da tempo, assistiamo ad un’abrogazione dei diritti del lavoratore, che da ultimo si conclude con l’attacco alla formazione universitaria, orgoglio della nostra nazione, da sempre, che si traduce in una lesione della democrazia, cosi come altre riforme (riduzione del numero dei parlamentari, rafforzamento dei poteri del Capo del Governo, Bicameralismo, impunità dei parlamentari, federalismo fiscale).
Non può esservi democrazia quando manca il dialogo, la partecipazione politica, e la formazione culturale.
Solo la formazione culturale è il seme della democrazia, e questa oggi è fortemente lesa, assieme al futuro dei giovani e meno giovani.
Su loro cade la responsabilità della politica che abrogando lentamente e silenziosamente i diritti dei lavoratori, ha creato terreno fertile alla crisi economica-sociale-ideale-morale.
Dette scelte politiche hanno causato la caduta nelle tenebre, delle famiglie, che sono in grave difficoltà economica sin dal loro sorgere, a causa del diffondersi dei contratti di lavoro atipici, che non permettono loro di ottenere delle certezze quali un’abitazione propria, e che continua nell’impossibilità di crescita delle stesse famiglie, quando a causa della produttività, e del poco tempo a disposizione, le costringe a rinunciare o quantomeno ridurne il numero della prole, vista le difficoltà nel crescerli.
E’ impensabile sostituire la dignità del lavoratore con piccoli finanziamenti, con prestiti agevolati o con soluzioni alternative.
Il lavoratore, signor Presidente, necessita di stabilità e prospettiva di futuro certo, e la politica ha l’obbligo di ascoltare dette richieste, cosi come ha l’obbligo di rispettare il dettato Costituzionale, che riconosce l’importanza del lavoro (art. 1 Cost), della famiglia (art. 2 Cost), dell’uguaglianza davanti alla legge (art. 3 Cost), dello sviluppo della persona (art. 3 Cost co. 2), e impone di rimuovere ogni ostacolo per raggiungere la pari dignità sociale.
Signor Presidente, il mio appello è appunto quello che la politica intervenga affinché la dignità sia restituita al lavoratore, inteso come persona, come cittadino, al quale riconoscere “ l’effettivo diritto al lavoro” (art. 4 Cost).
La ringrazio dal più profondo del cuore per quanto potrà fare a tal proposito.
Signor Presidente, a mio avviso vi è una delusione nella politica, molto attenta ai propri elettori, ai sondaggi, e un po’ meno attenta al rispetto della Carta Costituzionale.
La crisi economica internazionale merita un’accurata analisi, e un intervento drastico ed urgente, al fine di bloccare la crescita della disoccupazione, che non è più solo giovanile, ma anzi interessa sempre più cinquantenni fortemente scolarizzati, ed il più delle volte laureati.
La scelta di delocalizzare le imprese, è la nuova forma di colonizzazione del capitalismo, alla ricerca di paesi sottosviluppati, con enorme forza lavoro sottopagata, priva di diritti e tutele; in altre parole, alla ricerca di “nuovi schiavi”.
Nella gerarchia del fare di un paese democratico cristiano d’occidente, non può che esservi un contrasto a questo dilagante problema, contrasto da attuare attraverso gli strumenti, i mezzi, e le energie più opportune per colmare appunto gli effetti negativi dello sfruttamento della globalizzazione.
L’intervento a livello internazionale a difesa e tutela del lavoratore, si può e si deve fare.
L’economia reale stenta ad ripartire, l’attenzione e gli interventi delle nazioni, purtroppo cadono solo sui sistemi bancari e finanziari, tralasciando il mondo del lavoro, globalmente inteso.
La crisi economica ha imposto tagli lineari, imponendo riduzioni dei costi, che hanno interessato “in primis”, il taglio del personale precario, impiegato da anni, con contratti semestrali, nella pubblica amministrazione.
Cronologicamente, da ultimo, il 16 dicembre, nella conferenza stato-regione, si è firmato il nuovo patto di stabilità, che precisa all’art. 52 che il blocco automatico del turn-over, non interessa la sanità, tranne che per quelle regioni aventi piani di rientro, alle quali applicare la legge 122/10, che invece non solo impone il blocco automatico del turn-over, ma prevede anche che il 50% del fabbisogno di personale sia coperto attraverso forme atipiche di contratto.
La necessità della tenuta dei conti pubblici in regola, ed il federalismo fiscale, Signor Presidente, causerà ulteriore disoccupazione, perché non tengono conto delle differenze economiche del nostro paese.
Inevitabilmente le conseguenze sull’unita della Repubblica si faranno sentire, come da molti volute, e a gran voce pretese.
Signor Presidente, a mio avviso, quale cittadino cristiano, interpreto l’abrogazione del principio di sussidiarietà e solidarietà, nascosta nella parola “federalismo”, un chiaro intento d’attacco all’unita del paese.
Per questo, allora, molto preoccupato e triste – come Lei e come tantissimi altri – dal presente stato sociale della Nazione, a causa dell’annullamento del diritto alla stabilità lavorativa e alla continuità assistenziale, che nuocciono grandemente allo sviluppo del paese soprattutto nel sud.
Mi rivolgo fiduciosamente a Lei, “supremo garante della Costituzione”, della quale conosce a fondo “la lettera” e “lo spirito”, per chiederLe, come ho scritto sopra, se Lei può fare anche qualcosa di più, per far rispettare la legalità la Costituzione, e il diritto dei lavoratori alla stabilità, negata dall’uso sconsiderato, anche nella pubblica amministrazione di contratti atipici, nonché il ricorso esagerato a società appaltatrici di servizi, estendendo questo termine, servizi, anche ai diritti Costituzionalmente garantiti, quale il diritto alla salute (art. 32 Cost.) garantito appunto dai Professionisti (medici, infermieri, tecnici) della sanità.
Mi rivolgo direttamente a Lei, signor Presidente, perché Lei è il Primo Cittadino d’Italia, garante del rispetto della Costituzione e delle leggi che governano il vivere civile di questa Nazione, e garante dei diritti anche dell’“ultimo” dei cittadini, tra i quali mi ci sento anch’io.
A mio avviso garantire un diritto quale appunto quello alla salute, con sanitari precari, significa garantire un diritto precario.
Allora scrivo a Lei direttamente e fiduciosamente, signor Presidente della Repubblica, perché, se non Le crea incomodo e lo ritiene opportuno od utile, e possibile possa anche, se vuole, inoltrare la copia della mia lettera stessa ad altre Autorità.
Concludendo questa mia lettera, voglio di nuovo esprimerLe, signor Presidente, tutta la mia più viva riconoscenza per tutto quanto di bene, e con tanto immane sacrificio, ha già fatto nel lungo arco del Suo mandato presidenziale e che non dubito farà ancora nel tempo rimastoLe, specie per il Suo "impegno" "per l’uomo", "per ogni uomo" "italiano", e quindi anche "per il mondo del lavoro".
Di nuovo ancora La ringrazio e La saluto con la più viva cordialità ed affetto, assicurandoLe la mia quotidiana preghiera.
In ultimo, mi viene spontaneo ricordare, alle porte del Santo Natale, una "consolante" e "sicura" "promessa", che travalica ogni evento: "FINALMENTE IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA’"
Con viva cordialità.
Domenico CIRASOLE
_________________________

Parere legale motivato di diritto civile. Diniego di autorizzazione ad affissione pubblicitaria, improponibilità di richiesta di risarcimento danni.

a cura del dott. DOMENICO CIRASOLE

La questione giuridica in esame vede interessata la società QUERCIA S.R.L., ed il comune di GIOVE.
La società QUERCIA S.R.L. aveva chiesto autorizzazione di affissione pubblicitaria, consistente in un cartellone pubblicitario su di un palazzo sito sul lato prospiciente la Piazza del comune di GIOVE.

La società QUERCIA S.R.L. presenta regolare domanda al comune, e riceve il parere negativo della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali.

Ciò nonostante conclude il contratto con la società MARE S.P.A..

Tale ultimo contratto fu stipulato pur desumendo, che "il rifiuto del nulla osta da parte della Soprintendenza avrebbe, portato ad un rifiuto del comune, ed avrebbe dovuto tuttavia sconsigliare la società QUERCIA S.R.L. dal procedere alla conclusione di un contratto così impegnativo con la società MARE S.P.A..

In detto contratto, cautamente la società QUERCIA S.R.L., inserisce clausola, riguardante la sua risoluzione ipso iure nel caso in cui si dovessero verificare situazioni di fatto e di diritto, di diniego o di revoca delle autorizzazioni…. che rendano oggettivamente impossibile l’esecuzione o la permanenza dell’impianto pubblicitario".

In altre parole la società QUERCIA S.R.L., con tale clausola, attua un condotta non incauta, ed ha adeguatamente valutato la situazione intervenuta successivamente alla sua istanza al comune, cioè il rifiuto del nulla osta da parte della Soprintendenza, ed ha dì conseguenza agito con la dovuta prudenza.

La società QUERCIA S.R.L., aveva chiesto autorizzazione di affissione pubblicitaria valutando le installazione autorizzate concesse in precedenza, che attenevano alla installazione di nuove insegne, su di uno stabile adiacente in cattivo stato di manutenzione, rilasciate temporaneamente, fino alla sistemazione definitiva della piazza, allineate alle altre già esistenti.

Analizzati tutti questi elementi, facilmente si comprende uno scarso, oggettivo, affidamento alla concessione del provvedimento autorizzativo da parte del comune.

Cioè la società QUERCIA S.R.L., non può lamentare danni conseguenti al provvedimento di diniego da parte della Pubblica Amministrazione, non essendo più prospettabile una situazione caratterizzata dalla aspettativa qualificata, cioè tale da determinare un oggettivo affidamento alla concessione del provvedimento".

Ciò per l’appunto analizzando gli elementi di fatto presi in considerazione in precedenza, che sono, quindi i seguenti: a) l’obiettiva diversità dei due stabili ( l’uno, sebbene non vincolato, totalmente ristrutturato, l’altro in cattivo stato di manutenzione); b) i tempi di proposizione della domanda di autorizzazione ed il successivo iter procedimentale; c) il parere negativo espresso dalla Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali, d) la data di conclusione del contratto fra la società QUERCIA S.R.L., e la societa MARE S.P.A. e le pattuizioni (clausole) contenute.

Quindi nessun danno, ne è derivato dal diniego del comune, ne danni emergenti per le spese sostenute in conseguenza della conclusione di un contratto, poi risolto, ne nel lucro cessante derivatole dal mancato guadagno.

E’ dunque da escludersi un comportamento colposo o doloso del Comune per disparità di trattamento, ed un oggettivo affidamento, al fine di ottenere l’autorizzazione alla installazione dell’impianto pubblicitario. (Corte Cassazione, Sezione Civile, Sent. del 23 febbraio 2010, n. 04326/2010)
Risarcimento dei danni subiti a seguito del diniego di autorizzazione ad affissione pubblicitaria

La questione giuridica in esame vede interessatal la società QUERCIA S.R.L., ed il comune di GIOVE.
La società QUERCIA S.R.L. aveva chiesto autorizzazione di affissione pubblicitaria, consistente in un cartellone pubblicitario su di un palazzo sito sul lato prospiciente la Piazza del comune di GIOVE.

La società QUERCIA S.R.L. presentata regolare domanda al comune, e riceve il parere negativo della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali.

Ciò nonostante conclude il contratto con la societa MARE S.P.A..

Tale ultimo contratto fu stipulato pur desumendo, che "il rifiuto del nulla osta da parte della Soprintendenza avrebbe, portato ad un rifiuto del comune, ed avrebbe dovuto tuttavia sconsigliare la società QUERCIA S.R.L. dal procedere alla conclusione di un contratto così impegnativo con la societa MARE S.P.A..

In detto contratto, cautamente la società QUERCIA S.R.L., inserisce clausola, riguardante la sua risoluzione ipso iure nel caso in cui si dovessero verificare situazioni di fatto e di diritto, di diniego o di revoca delle autorizzazioni…. che rendano oggettivamente impossibile l’esecuzione o la permanenza dell’impianto pubblicitario".

In altre parole la società QUERCIA S.R.L., con tale clausola, attua un condotta non incauta, ed ha adeguatamente valutato la situazione intervenuta successivamente alla sua istanza al comune, cioè il rifiuto del nulla osta da parte della Soprintendenza, ed ha dì conseguenza agito con la dovuta prudenza.

La società QUERCIA S.R.L., aveva chiesto autorizzazione di affissione pubblicitaria valutando le installazione autorizzate concesse in precedenza, che attenevano alla installazione di nuove insegne, su di uno stabile adiacente in cattivo stato di manutenzione, rilasciate temporaneamente, fino alla sistemazione definitiva della piazza, allineate alle altre già esistenti.

Analizzati tutti questi elementi facilmente si comprende uno scarso, oggettivo, affidamento alla concessione del provvedimento autorizzativo da parte del comune.

Cioè la società QUERCIA S.R.L., non può lamentare
danni conseguenti al provvedimento di diniego da parte della Pubblica Amministrazione, non essendo più prospettabile una situazione caratterizzata dalla aspettativa qualificata, cioè tale da determinare un oggettivo affidamento alla concessione del provvedimento".

Ciò per l’appunto analizzando gli elementi di fatto presi in considerazione in precedenza, che sono, quindi i seguenti: a) l’obiettiva diversità dei due stabili ( l’uno, sebbene non vincolato, totalmente ristrutturato, l’altro in cattivo stato di manutenzione); b) i tempi di proposizione della domanda di autorizzazione ed il successivo iter procedimentale; c) il parere negativo espresso dalla Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali, d) la data di conclusione del contratto fra la società QUERCIA S.R.L., e la societa MARE S.P.A. e le pattuizioni (clausole) contenute.

Quindi nessun danno, ne è derivato dal diniego del comune, ne danni emergenti per le spese sostenute in conseguenza della conclusione di un contratto, poi risolto, ne nel lucro cessante derivatole dal mancato guadagno.

E’ dunque da escludersi un comportamento colposo o doloso del Comune per disparità di trattamento, ed un oggettivo affidamento, al fine di ottenere l’autorizzazione alla installazione dell’impianto pubblicitario.

E’ logico che una volta intervenuto il parere negativo della sopraintendenza, questo avrebbe dovuto sconsigliare la successiva conclusione del contratto, non sussistendo più, a quel momento, una situazione caratterizzata dalla aspettativa qualificata, tale da comportare un oggettivo affidamento nel conseguimento del risultato richiesto.

Il diniego, poi, opposto dal Comune non può quindi configurare alcuna ipotesi di colpa grave.

Il Comune, infatti, si è limitato, nell’ambito del suo potere discrezionale, ed in aderenza al parere negativo espresso dalla Soprintendenza, ad adottare un provvedimento negativo sulla richiesta inoltrata.

Inoltre non vi è nessuna supposta disparità di trattamento della due situazioni soggettive in esame – quella oggetto del presente esame e quella relativa all’altro immobile situato nella stessa piazza, sul quale erano posizionate insegne pubblicitarie, in quanto le pregresse autorizzazioni furono concesse "fino alla sistemazione definitiva della piazza", su parere espresso anche dalla Soprintendenza.
Diversamente nella specie, in cui la richiesta non era temporanea, e vi era il dissenso della Soprintendenza.
Anche sotto questo aspetto, pertanto, si trattava di situazioni non omogenee, e come tali non comparabili.
Per questi motivi nessun danno da ritardo è ipotizzabile.

Quanto alla comparazione degli interessi in gioco sotto il profilo di un loro equilibrio costituzionale – deve evidenziarsi che se alla società QUERCIA S.R.L., deve riconoscersi il diritto al libero esercizio dell’attività economica, a fronte di questo sta un ulteriore diritto, anch’esso costituzionalmente garantito, quello relativo alla tutela ambientale e paesaggistica ed alla tutela e rispetto del patrimonio architettonico, artistico e storico (v. anche Cass. 19.7.2002 n. 10542; cass. 26.11.2004 n. 22339).

Pertanto, è con riferimento a tali interessi che deve essere misurato l’esercizio della iniziativa economica spettante ai privati e, nell’eventualità di un loro conflitto, essere valutata la preminenza di quello pubblico rispetto al privato, con il sacrificio di quest’ultimo, purché, però, l’azione amministrativa sia conforme ai principi di legalità e di buona amministrazione. Principi che, nel caso in esame, per le ragioni evidenziate, sono stati rispettati(Corte Cassazione, Sezione Civile, Sent. del 23 febbraio 2010, n. 04326/2010).

E’ logico che una volta intervenuto il parere negativo della soprintendenza, questo avrebbe dovuto sconsigliare la successiva conclusione del contratto, non sussistendo più, a quel momento, una situazione caratterizzata dalla aspettativa qualificata, tale da comportare un oggettivo affidamento nel conseguimento del risultato richiesto.

Il diniego, poi, opposto dal Comune non può quindi configurare alcuna ipotesi di colpa grave.

Il Comune, infatti, si è limitato, nell’ambito del suo potere discrezionale, ed in aderenza al parere negativo espresso dalla Soprintendenza, ad adottare un provvedimento negativo sulla richiesta inoltrata.

Inoltre non vi è nessuna supposta disparità di trattamento della due situazioni soggettive in esame – quella oggetto del presente esame e quella relativa all’altro immobile situato nella stessa piazza, sul quale erano posizionate insegne pubblicitarie, in quanto le pregresse autorizzazioni furono concesse "fino alla sistemazione definitiva della piazza", su parere espresso anche dalla Soprintendenza.
Diversamente nella specie, in cui la richiesta non era temporanea, e vi era il dissenso della Soprintendenza.
Anche sotto questo aspetto, pertanto, si trattava di situazioni non omogenee, e come tali non comparabili.
Per questi motivi nessun danno da ritardo è ipotizzabile.

Quanto alla comparazione degli interessi in gioco sotto il profilo di un loro equilibrio costituzionale – deve evidenziarsi che se alla società QUERCIA S.R.L., deve riconoscersi il diritto al libero esercizio dell’attività economica, a fronte di questo sta un ulteriore diritto, anch’esso costituzionalmente garantito, quello relativo alla tutela ambientale e paesaggistica ed alla tutela e rispetto del patrimonio architettonico, artistico e storico (v. anche Cass. 19.7.2002 n. 10542; cass. 26.11.2004 n. 22339).

Pertanto, è con riferimento a tali interessi che deve essere misurato l’esercizio della iniziativa economica spettante ai privati e, nell’eventualità di un loro conflitto, essere valutata la preminenza di quello pubblico rispetto al privato, con il sacrificio di quest’ultimo, purché, però, l’azione amministrativa sia conforme ai principi di legalità e di buona amministrazione. Principi che, nel caso in esame, per le ragioni evidenziate, sono stati rispettati(Corte Cassazione, Sezione Civile, Sent. del 23 febbraio 2010, n. 04326/2010).

Sanità: Infermieri e medici chiedono stabilità al Governatore Vendola.

Ill.mo. Presidente Regione Puglia
On.le. Nichi Vendola
Lungomare Nazario Sauro n. 33
BARI

Altamura 10.01.2011
OGGETTO: Stabilizzazione dei medici ed infermieri della Puglia.
Gentile Presidente, con la presente Le ricordiamo il grande disagio psichico che i medici, infermieri e tecnici della puglia vivono da mesi.
Ci rivolgiamo a Lei, perchè riteniamo che sia fondamentale che si esprima nettamente rispetto al blocco del turnover, e perchè Lei ha una importante responsabilità nel concedere proroghe adeguate ovvero nel predisporre la stabilizzazione.
Noi infermieri e medici non scendiamo in piazza con caschi, al massimo usiamo una piccola mascherina, durante il nostro lavoro; non saliamo su tetti, gru, e soprattutto non occupiamo ospedali, pur trascorrendo in essi molte ore; non scorriamo strade con slogan, fischi e chiasso, ma anzi come fiumi carsici operiamo in silenzio e siamo sempre presenti a distribuire competenze e professionalità; non appicchiamo incendi, ma al contrario curiamo le ulcere dei fuochi.
Presidente, nonostante non facciamo nulla di clamoroso, vorremmo portare alla Sua attenzione, la situazione della nostra sanità, sottoposta ad un delicato intervento di tagli degli sprechi, e di ricostruzione di un servizio sanitario efficace ed efficiente.
Il piano di rientro ha previsto un profondo taglio della spesa del personale medico ed infermieristico, e in contemporanea, opera ponendo in essere nuove procedure concorsuali.
Il ricorso a questa terapia placebo, serve a non rinnovare il contratto ai medici ed infermieri attualmente in servizio, giustificati dall’eccezione del Piano di Rientro, sostituendo così, ad essi, altri medici ed infermieri selezionati da nuove procedure o da mobilità.
I medici ed infermieri, attualmente in servizio perderebbero così definitivamente la speranza di essere stabilizzati.
Presidente, Lei da sempre attento alla Puglia migliore, ci auguriamo voglia, riconoscere il nostro invisibile operato, e quindi prorogare e stabilizzare i contratti dei medici, infermieri, e tecnici, necessari a garantire i Livelli essenziali di assistenza.
Con le nuove procedure, non è affatto garantito che tutti coloro che hanno maturato il diritto a proseguire l’esperienza lavorativa siano realmente selezionati.
Grande e unitaria è stata la mobilitazione in altre regioni (da mesi) e qualche risultato si è ottenuto.
A fine anno, infatti, sono stati raggiunti importanti accordi per la stabilizzazione del personale della sanità pubblica del Lazio e della Campania, per noi invece una proroga di soli “tre mesi”, e dopo il buio più totale.
Il licenziamento dei medici ed infermieri avrà come “naturale” conseguenza l’interruzione di servizi e la sospensione concreta dell’erogazione di prestazioni considerate essenziali, con l’allungamento delle attese, e il calo della qualità assistenziale.
Tale riduzione d’ossigeno riguarda solo le strutture pubbliche, le uniche che non selezionano il malato, e che devono garantire assistenza anche ai meno abbienti, agli anziani, agli extracomunitari, ai senza tetto, ai disagiati, di qualunque razza e religione, ed in ogni momento della loro vita, dalla nascita alla morte.
Ridurre l’ossigeno a chi a stento respira significa soffocarlo, in altre parole colpire la sanità pubblica significa ledere la concreta possibilità di essere prontamente, adeguatamente curati, anche se poveri.
Presidente, pur esprimendo soddisfazione per la logica della deospedalizzazione, e delle strutture ospedaliere omnicomprensive, ritengo che è impensabile impedire a chi non è auto-dotato, di restare escluso dal diritto alle cure.
Il nostro auspicio è che Lei, superando le previsioni della finanziaria di luglio, proroghi i contratti in scadenza e conceda la stabilizzazione, in virtù della consapevolezza che dietro il lavoro di un precario c’è un servizio prestato, un diritto garantito, un bisogno da soddisfare.
Siamo convinti che sia necessario riqualificare il sistema sanitario regionale, ma riteniamo che ciò non cammini parallelamente con la sostituzione prevista dei medici ed infermieri ad oggi assunti dalle ASL con contratto a tempo determinato.
Crediamo sia importante che ognuno faccia del proprio meglio, per cancellare gli sprechi e le anomalie delle ASL, ma ribadiamo il concetto affermato dal d.lgs. n. 368 del 2001, e dalla direttiva del Consiglio dell’unione europea n. 70 del 28 giugno 1999, che la concessione di più proroghe del contratto a termine attuate non per esigenze di imprevedibilità, determina la trasformazione del contratto da tempo determinato a indeterminato.
La conversione dei rapporti attraverso lo stabile inserimento nelle ASL dei medici, infermieri e tecnici, ha la finalità di dare stabilità a rapporti di lavoro precario, a vantaggio dei lavoratori e dell’amministrazione alla quale essi sono applicati.
In tal modo non sarebbe disatteso l’insegnamento della Corte Costituzionale (sentenza n. 274 del 2003) secondo cui la stabilizzazione di personale in posizione precaria si presume funzionale alle esigenze di buon andamento dell’amministrazione in ragione dell’esperienza acquisita.
Fiduciosi che Lei porrà a questa lettera, un’attenta analisi, degna della problematica sottesa, e che solo a Lei è dato di decidere delle sorti di migliaia di medici ed infermieri, al pari di un rianimatore che dopo ore di manovre, tentativi, e sudore versato, dica all’intera equipe: “INTERROMPETE LE MANOVRE PERCHE’ IL MALATO E’ DECEDUTO”.
Con umiltà affettuosa, gratitudine, devozione, ed ammirazione, confido nel suo intervento e La saluto con deferente omaggio e stima incondizionata.
Domenico CIRASOLE
Presidente “COMITATO S.p.A.” (Sanitari precari Altamurani)
Blog: http://precariesenzalavoro.blogspot.com/
email : dcirasole@libero.it

Guarda la Video lettera dei medici ed infermieri al Presidente Vendola, governatore della regione puglia:
http://precariesenzalavoro.blogspot.com/2011/01/video-lettera-al-presidente-vendola-dai.html