Forma di commercio internazionale fondata sullo scambio, totale o parziale, di beni e servizi. In genere si ricorre al countertrade quando vi sia scarsità di valute estere o quando vengano applicate particolari restrizioni da parte delle autorità monetarie per correggere eventuali disavanzi della bilancia dei pagamenti (v.). È utilizzato, in particolare, nel commercio con i paesi dell’Est europeo e con quelli in via di sviluppo (v. PVS).
Può ammettere le seguenti forme di mercato:
— buy back (v.);
— counter purchase (v.);
— barter (v. Baratto);
— compensation deal (v.);
— off set (v.).
L’uso del countertrade consente ai paesi industrializzati di ottenere materie prime a buon mercato e di avvalersi di manodopera a basso costo. I PVS, invece, col ricorso a questa attività, assicurano un mercato alla loro produzione e possono ammodernare le proprie tecnologie.
I consensi su una simile pratica commerciale non sono, tuttavia, unanimi. A sostegno delle proprie tesi i censori del countertrade obiettano che:
— molto spesso le risorse offerte in contrascambio sono quelle già destinate a saldare situazioni debitorie pregresse;
— i PVS non riescono ad avere un vero e propri confronto col mercato;
— i paesi industrializzati mantengono, nei confronti del PVS, una posizione predominante;
— da un punto di vista concorrenziale, le imprese che accettano gli scambi in compensazione risultano avvantaggiate rispetto a quelle che li rifiutano.